martedì 24 settembre 2013

UNIRE TUTTI I RIFORMISTI


di   LIDIO ROCCHI



UNIRE TUTTI I RIFORMISTI, non per sfogare ancora una volta l'istinto fratricida di tanti laici, socialisti, liberali, ma per una Politica che sappia mediare i diritti individuali con i diritti collettivi ma soprattutto che sappia tracciare un progetto vero e reale di società del futuro.
E la prima cosa da chiedere è la riforma della Politica stessa e dei suoi finanziamenti.
Occorre una Politica snella, veloce, non di apparati che spesso e volentieri nei passaggi decisivi si trovano assolutamente impreparati.
Vogliamo richiamarci alla nostra tradizione che ha radici lontane, tante volte disattese ma ancora oggi valide.
Siamo consapevoli che sono trascorsi molti anni, ma siamo ancora in gradi di ricostruire una cornice politica che possa riproporre una forte coalizione laica socialista e liberale che dovrà servire ad operare per trovare soluzioni nuove a problemi nuovi tramite un sereno e schietto confronto delle idee.
Per troppo tempo questo Paese ha vissuto senza riformismo, ma è giunto il momento di cambiare concretamente e radicalmente passo, perché il mondo sta cambiando e la Politica, se vuole sopravvivere, deve mantenere un rapporto strettissimo con le realtà di tutti i giorni e soprattutto con la gente.
Dobbiamo riuscire in questa operazione di riunificazione dei riformisti senza porre ostacoli o pregiudizi alcuni, se non la mera difesa dei nostri valori.
Abbiamo bisogno di riforme tra le quali quella della Costituzione con un nuovo assetto istituzionale tra Stato e Regioni, e quella economica che sia realmente sostenibile ed al passo con i tempi.
E poi dobbiamo porci la questione di quale Europa vogliamo.
Ricordo che alle ultime elezioni Amministrative, vedasi ad Ancona, la metà ed oltre dei cittadini non si è recata alle urne anche per il semplice fatto di non sapere più per cosa o per chi votare, che si badi bene è cosa ben diversa dal non voler votare come spesso con troppa facilità si sostiene da più parti.
Bisogna recuperare il fronte sociale che non si riconosce più negli attuali schieramenti ed occorre analizzare il motivo per cui non sia possibile recuperare quelli che non si sentono più pienamente rappresentati.
Posso citare ad esempio la mia storia, che nasce dalla cultura e dalla tradizione socialista.
Non voglio avventurarmi nelle più controverse vicende del passato, ma anzi proprio con uno sguardo al futuro ritengo sia giunto il momento di ricominciare da capo.
Siamo in un momento difficile dell'economia italiana ed europea, ma sono convinto che possiamo ritrovare il modo di produrre ricchezza e di migliorare la sua redistribuzione.
Ora occorre che i sacrifici siano ripartiti equamente tra i singoli e tra le generazioni.
Rinneghiamo il proliferare di troppi egoismi, troppi corporativismi: in sostanza di TROPPI FURBI!!
Dobbiamo fare attenzione alla cattiva ed arrogante distribuzione del reddito che privilegia chi è già ricco sulla pelle di chi si trova in difficoltà, perché così si genera ingiustizia che a sua volta mina la coesione sociale.
A nessuno deve essere riconosciuto il titolo di dettare, sempre e comunque, la linea politica nel segreto di una stanza o di pochi intimi.
Le decisioni vanno prese solo dopo incontri e discussioni, magari anche accesi ma sempre civili e nel rispetto altrui.
Solo così la Politica non viene percepita come appannaggio esclusivo di alcuni a scapito della collettività.



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