lunedì 15 dicembre 2014

UNA NUOVA POLITICA di FABIO REGINA

C’era un tempo in cui i simboli e le immagini erano sufficienti a identificare idee e valori, non per il simbolo in sé ma perché erano le ideologie stesse ad essere così forti e rivoluzionarie da mobilitare milioni di uomini e donne alla ricerca di una prospettiva futura diversa, magari migliore,  da ciò che era il presente.
E purtroppo su quelle idee, così penetranti e vigorose, si sono combattute anche drammatiche guerre.
E così è stato per tutto il ‘900.
Poi verso la fine del secolo i grandi cambiamenti storici, la modernità imminente ed anche le degenerazioni di quegli stessi partiti che rappresentavano determinate ideologie, hanno portato gradualmente ma inesorabilmente alla caduta di un mondo che fino a quel momento sembrava indistruttibile ed ha aperto alla fase dei movimenti costruiti non sulle idee ma sulla personalità di un leader, al punto che i loro nomi apparivano al posto dei simboli.
E così è stato fino a quando, circa 7 anni fa, una crisi economica mondiale che non ha precedenti nella storia ha stravolto il quadro generale, rendendo obsoleti anche i cosiddetti “partiti personali” che sembravano essere la grande novità  nel panorama politico italiano.
Chiaramente ancora oggi permangono alcuni strascichi di quel sistema, ma altrettanto chiaramente sembrano aver perso quella spinta propulsiva che avevano solo 10 anni fa e sembrano essere destinati a lasciare il passo a qualcos’altro.
Infatti quello che sembra evidente è che la crisi , che non si prevede avrà fine nell’immediato, debba far riflettere su un nuovo tipo di  politica, ove non si scontrino più ideologie o personalità ma ci si confronti sui temi e sui programmi, magari trovando alleati tra chi fino a quel momento si trovava nell’opposta barricata.
Una politica deideologizzata, depersonalizzata, ma programmatica ed edificante.
Perché alle migliaia, milioni di giovani, di disoccupati, d’imprenditori in crisi non interessano più le ideologie fini a se stesse, cosi come non si fanno più affabulare dalla parole dello showman di turno.
Anche perché in molti sono di un livello culturale anche molto elevato, spesso con rilevanti esperienze all’estero, al punto da capire dove stiano la verità e dove le false promesse. 
Hanno bisogno di concretezza e gesti tangibili che migliorino la loro vita, indipendentemente da chi li attui sia esso di destra sinistra e centro, categorie ormai destinate ad essere inquadrate sempre più nel passato remoto della politica.
Attualmente lo studente, l’operaio, l’artigiano, il commerciante e l’imprenditore vivono le stesse difficoltà e gli stessi problemi.
Una prospettiva neanche minimamente immaginabile 20 -30 anni fa.
Se l’imprenditore non ha la possibilità di investire, per motivi economici e burocratici,  non assume i giovani ed anzi licenzia gli operai, e gli artigiani e commercianti non hanno consumatori che comprano la loro merce ed i loro servizi.
Non a caso stanno proliferando sempre più , ed ottengono consensi, le cosiddette liste civiche, che cercano di adoperarsi per il bene di una comunità svincolandosi dai rituali ormai stantii ed inefficaci di una politica che ormai non sa più rispondere alle esigenze dei cittadini.  
Un quadro da cui le Marche non possono chiamarsi fuori,  che non avrà miglioramenti nel breve periodo ma che anzi, se non si interverrà immediatamente per incrementare la ricchezza interna, potrebbe conoscere un nuovo peggioramento quando termineranno le risorse che si sono costruite negli anni.

E’ venuto il momento di un nuovo cambio epocale nella visione politica economica e sociale in linea con gli sviluppi globali e le nuove opportunità, ed anche nella modalità stessa di fare politica, con le quali ognuno di noi si deve confrontare senza remore e preconcetti, se si vuole avere realmente a cuore il bene comune.

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