sabato 8 novembre 2014

GRANDE SUCCESSO DELL'INIZIATIVA MARCHE +20







Cambiare il modo di produrre e competere, investire nella qualità e nella capacità organizzativa per fare ''prodotti belli e ben fatti, per la persona e per la casa'', senza illudersi che le Marche possano restare ''l'isola felice dell'occupazione manifatturiera in specializzazioni a basso valore aggiunto'', mentre il resto dell'Italia e l'Europa vanno in direzione opposta. E' questo il possibile ''Sviluppo nuovo senza fratture'' delineato dal Rapporto 'Marche +20'. 
La ricerca è stata curata per conto della Regione dall'economista Pietro Alessandrini, che con un pool di esperti ha lavorato per quattro anni al 'disegno' delle Marche del futuro, in confronto con le 5 regioni più simili: Veneto, Emilia Romagna, Toscana, Umbria, Abruzzo. Il quadro che ne emerge è inevitabilmente di luci e ombre: le Marche svettano per benessere e alta speranza di vita, ma sono 11/e in Italia per livello del Pil pro capite (-1,7% nel 2008-2014), scontano un basso indice di produttività, arrancano sul fronte degli investimenti in innovazione e della selezione e qualificazione del capitale umano.
Presente il governatore Gian Mario Spacca, la ricerca è stata illustrata nella facoltà di Economia dell'Università Politecnica e dall'esposizione di Alessandrini e del direttore dell'Irpet Toscana Stefano Casini Benvenuti. Alcuni spunti inediti: non necessariamente la piccola dimensione delle imprese va vista come un handicap, e se pure ''sarebbe bene avere una maggiore dotazione di medie imprese'' (Alessandrini), è altrettanto importante (Casini Benvenuti) investire sugli imprenditori più innovativi: ''in Toscana stiamo tentando di farlo, e a volte queste imprese sono molto piccole''. Domotica, meccanotronica, salute, benessere e in genere gli investimenti in prodotti intangibili sono alcuni dei settori su cui concentrare l'attenzione. Se davanti ad una crisi che perdura, e che di per sé produce ''una frattura profonda'', non si può restare a guardare puntando su un percorso ''inerziale'', il primo obiettivo da porsi è il recupero del Pil pro capite, portandolo a quota 100, che è la media italiana (per il 'sorpasso' le Marche dovrebbero arrivare a 102).
Il Rapporto, ''aiuta a riflettere con la mente sgombera dalle contingenze del presente, e a riprendere la logica delle 'onde lunghe' dello sviluppo in un ordine successivo di cose, facendo leva sui punti di forza che abbiamo per rimodularli in una prospettiva di lungo termine''. Il presidente della Regione Gian Mario Spacca l'ha detto aprendo i lavori del seminario. Ad ascoltarlo, il segretario del Pd Francesco Comi,quasi tutti gli assessori, il presidente dell'Assemblea legislativala Vittoriano Solazzi, e poco più dietro pure la senatrice 5 Stelle Serenella Fucksia.
Oltre al presidente della Regione Gian Mario Spacca e al prof. Pietro Alessandrini, sono intervenuti:
​STEFANO CASINI BENVENUTI Direttore Irpet Toscana, l'unica Regione oltre le Marche, ad aver realizzato uno studio simile;
​GINO SABATINI - Presidente Regionale CNA
​NANDO OTTAVI - Presidente Confindustria Marche
​GRAZIANO DI BATTISTA - Presidente Unioncamere Marche​
​DON VINICIO ALBANESI - Presidente Inrca​
VILBERTO STOCCHI - Rettore Università Urbino
SAURO LONGHI - Rettore Università Politecnica
Va sottolineato inoltre che il Rapporto, oltre alla relazione generale del prof. Alessandrini, raccoglie in primo luogo i contributi dei membri del Comitato Scientifico composto da: Fulvio Coltorti, Giuseppe Dematteis, Marco Pacetti, Enzo Rullani, Carlo Trigilia. In aggiunta il Rapporto presenta contributi anche di membri esterni al gruppo di lavoro.

Il Rapporto effettua un check-up della regione definendo scenari di lungo periodo sia a carattere inerziale, sia individuando percorsi virtuosi di sviluppo per affrontare le sfide e le opportunità che il futuro offre. Non è un programma di governo di breve periodo, bensì delinea le traiettorie virtuose di crescita di medio-lungo periodo delle Marche. Marche +20 si presenta quindi come un cantiere progettuale aperto, che parte dall'analisi del presente per guardare il futuro della comunità marchigiana in una prospettiva di crescita e benessere. Naturalmente si tratta di un cantiere non esaustivo. Offre un quadro di riferimento utile per tutti coloro che hanno a cuore il futuro della regione: policy maker, imprese, lavoratori, famiglie, professionisti, tutti i soggetti vitali che animano il policentrismo diffuso delle Marche.

"Questo lavoro - ha detto il presidente della Regione Marche Gian Mario Spacca - si è avvalso del contributo di alcuni dei maggiori esperti italiani di programmazione. Questi personaggi sono stati sfidati dal governo regionale a pensare le Marche a venti anni da oggi. Uno sforzo di visione che non è tipico delle modalità del pensiero politico, abitualmente prigioniero del presente. Volevamo una analisi d'insieme per collegare il pensiero contingente a progetti che proseguono nell'arco del tempo. Questa sfida sulle visioni è stata raccolta con la cultura tipica della Scuola di Ancona che il prof. Alessandrini incarna ed è stato realizzato un lavoro straordinario di approfondimento e analisi della cultura, dell'economia, del territorio in tutti i suoi aspetti, un tipo di approccio che ci riporta ai tempi del dott. Fuà.

Il Rapporto - ha proseguito - ha un valore eccezionale perché detta le linee guida per costruire il futuro, fuori dalle logiche di posizione e con ampi orizzonti. Molto rilevante è inoltre l'analisi quantitativa che ci offre valutazioni anche per il presente. Si evidenzia che siamo più bravi nella coesione sociale che nella produzione del reddito . Basti pensare a tutte le misure che in questi anni il governo regionale ha attivato per la tutela della base occupazionale. Adesso però, nella logica del governo regionale che deve tenere in equilibrio questi aspetti, vanno avviate nuove attività per produrre reddito e nuovi posti di lavoro. Si tratta di un imperativo categorico, l'indicazione più importante che emerge dallo studio. Senza reddito infatti, non ci sono risorse per i servizi che danno benessere. Altra considerazione che condivido è quella fortissima che emerge dalle difficoltà dettate dalla crisi economica e dal conseguente taglio dei trasferimenti statali.

Per far fronte a questa situazione - ha concluso Spacca - sono necessarie anche nella pubblica amministrazione integrazioni virtuose tra soggetti che devono mettere insieme competenze per una maggior produttività agli stessi costi". 

"La crisi e una malattia epidemica che ha coinvolto tutti - ha spiegato il prof. Alessandrini - . Per superare queste difficoltà lo sviluppo nuovo delle Marche non può e non deve contare su un solo motore trainante, ma deve poter contare anche su altri motori e assi di sviluppo. Il decollo dello sviluppo marchigiano è avvenuto più di mezzo secolo fa grazie alla spinta del motore dell'industrializzazione. Motore che ha anche avuto il merito di fornire il principale contributo al mantenimento nel lungo periodo di un livello di sviluppo superiore, anche se di poco, alla media italiana.

Questo è avvenuto nonostante il limite del deficit di produttività del lavoro industriale, che ha esposto il sistema produttivo marchigiano al vaglio selettivo della crisi. Ciò non significa che il nuovo modello di sviluppo non dovrà più contare sull'industria. Rinunziare al ruolo propulsivo dell'industria equivarrebbe a gettare via il bambino con l'acqua sporca. Dobbiamo invece aumentare la capacità produttiva senza perdere in benessere. Il "bambino" va fatto quindi crescere alimentandolo con innovazioni tecnologiche, cognitive, produttive, organizzative e una grande attenzione alla formazione. Solo così si potrà reggere alla crescente competizione. La crisi ci ha costretto a guardare in faccia la realtà delle Marche, che non possono rimanere l'isola felice ad alto tasso di occupazione manifatturiera in specializzazioni a basso valore aggiunto, ma devono puntare su tutte le loro risorse a partire dal turismo, dalla cultura, dalla ruralità e risorse naturali". 

IL PROGETTO - 
Il Progetto istituzionale "Marche + 20" si è sviluppato in 3 anni, sotto il coordinamento scientifico del professor Pietro Alessandrini. Il compito è stato quello di sviluppare un'ampia analisi del sistema economico e sociale delle Marche per offrire un quadro di riferimento di lungo periodo. L'analisi è stata improntata a criteri di concretezza e di geo-referenzialità, anche mettendo a confronto la realtà delle Marche con quella di altre 5 regioni (Veneto, Emilia Romagna, Toscana, Umbria e Abruzzo) e con la media italiana. 
Il rapporto è suddiviso in tre parti: la relazione, i contributi e le appendici.
La Relazione "Sviluppo nuovo senza fratture" presenta il metodo, i principi e i risultati del lavoro che si è svolto. Offre quattro livelli di approfondimento:
1. Quadro di sintesi in cui vengono delineati gli indirizzi per uno sviluppo nuovo, polivalente e senza fratture.
2. Quadro generale macroeconomico dell'economia marchigiana con le previsioni di medio-lungo periodo. 
3. Elaborazioni di sintesi degli indicatori del BES (Benessere equo solidale) e del QSN (Quadro strategico nazionale).
4. Analisi dei motori di sviluppo economico (Attività industriali, Ruralità e risorse ambientali, Servizi per il mercato e Turismo); dei motori di sviluppo sociale (Istruzione e formazione, Servizi sociali, Servizi sanitari e Servizi per il territorio e l'ambiente); degli assi traversali dello sviluppo (Cultura, Energia e Infrastrutture).

La sezione Contributi raccoglie in primo luogo i contributi dei membri del Comitato Scientifico: Fulvio Coltorti, Giuseppe Dematteis, Marco Pacetti, Enzo Rullani, Carlo Trigilia. In aggiunta il Rapporto presenta contributi anche di membri esterni al gruppo di lavoro.
La sezione Appendici presenta tutte le elaborazioni svolte con i dati del BES e del QSN e l'atlante cartografico che è stato di supporto al lavoro.

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